(ANSA) - ROMA, 13 GEN - Come sarà il deposito nazionale delle
scorie radioattive lo spiega il sito della Sogin, la società
pubblica che si occupa dello smantellamento degli impianti
nucleari in Italia, e che dovrà costruire la struttura.
Questa occuperà complessivamente 150 ettari: 110 per il
deposito vero e proprio e 40 per un Parco tecnologico dedicato
alla ricerca e alla formazione sul nucleare.
Il deposito sarà costituito da 90 costruzioni in calcestruzzo
armato, le "celle", con una base di 27 metri per 15,5 e
un'altezza di 10 metri. All'interno saranno conservati grandi
contenitori in calcestruzzo speciale, i "moduli",
parallelepipedi con una base di 3 metri per 2 e 1,7 metri di
altezza. Questi conterranno a loro volta i bidoni metallici dei
rifiuti radioattivi stabilizzati, i "manufatti".
Nelle celle verranno sistemati circa 78.000 metri cubi di
rifiuti a molto bassa o bassa attività. Una volta riempite, le
celle saranno ricoperte da una collina artificiale di materiali
inerti e impermeabili, sulla quale crescerà l'erba. L'impianto
riceverà rifiuti per 40 anni. Dopo, li custodirà fino a che non
saranno più radioattivi.
Secondo la Sogin, "le barriere ingegneristiche del Deposito
Nazionale e le caratteristiche del sito dove sarà realizzato
garantiranno l'isolamento dei rifiuti radioattivi dall'ambiente
per oltre 300 anni, fino al loro decadimento a livelli tali da
risultare trascurabili per la salute dell'uomo e l'ambiente. Nei
300 anni necessari a far decadere la radioattività, la struttura
sarà monitorata per assicurare la massima efficienza delle
barriere. Resterà inoltre operativa una rete di monitoraggio
ambientale e radiologico nei dintorni del sito".
In un'apposita area del deposito, sarà realizzato un
complesso di edifici per lo stoccaggio di lungo periodo di circa
17.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività. Sono le
scorie più pericolose, quelle che rimangono radioattive per
migliaia di anni. Queste resteranno temporaneamente al Deposito,
per poi essere sistemate definitivamente in un deposito
geologico (cioè sotterraneo) ancora da individuare.
Il Parco Tecnologico presente nella struttura comprenderà un
centro di ricerca applicata e di formazione, aperto a
collaborazioni internazionali, dove svolgere studi nel campo
dello smantellamento delle installazioni nucleari, della
gestione dei rifiuti radioattivi, della radioprotezione e della
salvaguardia ambientale.
L'impianto costerà 900 milioni di euro, finanziati con la
quota delle bollette elettriche destinata allo smantellamento
degli impianti nucleari. La stessa quota finanzierà la gestione
dei rifiuti dalle centrali atomiche. Per gli altri rifiuti (ad
esempio quelli medicali) ci sarà una tariffa di conferimento, a
carico di chi li smaltirà lì.
I rifiuti radioattivi italiani più pericolosi al momento sono
stoccati in Gran Bretagna e Francia, con costi notevoli per il
nostro paese. Gli altri sono conservati sul nostro territorio in
depositi temporanei, costosi e poco sicuri. Sogin calcola che la
mancata costruzione della struttura nazionale costi al paese da
1 a 4 milioni all'anno per ciascun sito dove si trova un
deposito.
"Si stima che la costruzione del Deposito Nazionale e Parco
Tecnologico - scrive la società - genererà oltre 4.000 posti di
lavoro l'anno per 4 anni di cantiere, diretti (2.000 fra interni
ed esterni), indiretti (1.200) e indotti (1.000). Durante la
fase di esercizio, invece, l'occupazione diretta è stimata
mediamente in circa 700 addetti, fra interni ed esterni, con un
indotto che può incrementare l'occupazione fino a circa 1.000
unità".
Il decreto legislativo 31 del 2010 riconosce poi al
territorio che ospiterà il Deposito Nazionale un contributo
economico da contrattare fra gli enti locali e la Sogin. (ANSA).
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