Nome: Harold Pinter
10 Ottobre 1930,Londra (Gran Bretagna)
Drammaturgo, attore e sceneggiatore inglese. Si forma artisticamente negli anni '50, quando lavora come attore teatrale nel fervido clima artistico del periodo contrassegnato dall'affermazione delle teorie brechtiane, dalla stagione dell'assurdo con E. Ionesco e S. Beckett e dall'emergere degli «angry young men» sulla scia di J. Osborne. Si segnala tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60 come l'autore teatrale inglese di maggior talento. Il claustrofobico senso di angoscia che si respira nelle sue opere - in particolare in Il guardiano e in Festa di compleanno - ricorda quello emanato dai quadri di F. Bacon, tanto che il suo teatro, in cui solitamente un elemento esterno viene a turbare e a compromettere l'illusorio equilibrio esistenziale dei protagonisti, viene definito «teatro della minaccia». Il suo stile molto personale è evidente anche nelle sceneggiature che trae da opere letterarie preesistenti per registi come J. Losey, W. Friedkin e P. Schrader, nelle quali fondamentale è il trattamento riservato al tempo della narrazione (esemplare, in questo senso, la scelta, poi rimasta incompiuta, di adattare con Losey la Recherche proustiana). In film come Il servo (1963), L'incidente (1967), Messaggero d'amore (1971) tutti di Losey, La donna del tenente francese (1981) di K. Reisz, dal romanzo di J. Fowles, a prescindere dai contenuti narrativi delle singole vicende, la dimensione temporale viene distorta nel suo carattere di paradigma in base al quale si definisce il senso della realtà e la sua possibile rappresentazione. Grazie a costruzioni narrative che prediligono l'uso di strutture complesse (circolari, a flashback, a espansione), crea un cortocircuito che impedisce ai protagonisti di rapportare la propria presenza e, in definitiva, il senso della loro esistenza alla realtà che risulta pertanto illusoria. In Tradimenti (1983) di D. Jones, tratto dalla sua pièce omonima e narrato con uno sviluppo temporale all'indietro, e in L'amico ritrovato (1989), dal romanzo di Fred Uhlman per la regia di J. Schatzberg, il confine tra il tempo storico e quello soggettivo diventa via via sempre più labile fino a non essere più distinguibile. Le sue storie si basano inoltre spesso su una componente autoriflessiva che interroga il mezzo stesso sulle sue possibilità e capacità di rappresentazione del reale, rivelandone l'ambiguità e l'inadeguatezza, come in Gli ultimi fuochi (1976), originale riflessione sulla natura e l'essenza del cinema, tratta dal romanzo di F.S. Fitzgerald e diretta da E. Kazan, con R. De Niro nei panni di un produttore ispirato alla figura di I.J. Thalberg. Altra sceneggiatura importante è Cortesie per gli ospiti (1990), dal romanzo di I. McEwan, la cui ambientazione veneziana ricorda in parte quella di Tradimenti per la anodina claustrofobia e il senso di disagio che investono progressivamente personaggi e pubblico.
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